Economia circolare: definizione, vantaggi, modelli

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Economia circolare: definizione, vantaggi, modelli

In questo articolo approfondiremo la definizione di economia circolare: cos’è, quali vantaggi offre e quali modelli propone.

L’economia circolare è ispirata dal mondo naturale (più avanti vedremo come), e si pone in alternativa al modello economico lineare, dominante dalla rivoluzione industriale in poi. Quest’ultimo tipo di economia è schematizzabile in 4 passaggi:

  • Take, ovvero prendi (le materie prime);
  • Make, cioè produci;
  • Use, usa ciò che è stato prodotto;
  • Dispose, cioè getta il prodotto (e trasformalo in rifiuto).

Il modello economico lineare si è rivelato totalmente insostenibile: basti pensare che, ogni anno, ciascun cittadino europeo consuma in media 14 tonnellate di materie prime e produce 5 tonnellate di rifiuti.

Per questo, a marzo 2020, la Commissione Europea, nel contesto del Green Deal, ha presentato il piano d’azione per una nuova economia circolare. Il Parlamento Europeo lo ha integrato a febbraio 2021 con norme più severe sul riciclo, e con obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso e l’impronta ecologica dei materiali. 

La definizione di economia circolare

La definizione di economia circolare più comunemente citata è quella proposta dalla Ellen MacArthur Foundation attorno al 2009: l’economia circolare è “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola”. 

In realtà, l’idea di economia circolare ha radici profonde e non è riconducibile a un singolo economista o pensatore. Per convenzione, si fanno risalire le sue origini alla fine degli anni ‘70, quando la discussione sul tema ha iniziato ad animarsi: da allora si sono sviluppate numerose diverse scuole di pensiero.

Sempre secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, “in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera». 

L’economia circolare è dunque un modello di produzione e consumo che punta a ridurre al minimo i rifiuti, estendendo il più possibile il ciclo di vita dei prodotti.
Questo significa condividere, prestare, riutilizzare, riparare, ricondizionare e riciclare, il più a lungo possibile, i materiali e i prodotti esistenti.

Il modello economico circolare è schematizzabile nel principio delle 3 R:

  • Reduce (ridurre)
  • Reuse (riusare)
  • Recycle (riciclare).

Reduce

La prima R è quella di Reduce, ovvero “ridurre”, e rappresenta il primo e più importante passo verso la sostenibilità. Significa utilizzare meno risorse e creare meno rifiuti possibile, riducendo di conseguenza anche le emissioni e l’impatto ambientale, lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.

Tra le strategie più importanti per ridurre l’impatto ambientale di un prodotto già alla fonte, c’è sicuramente il design. In un’ottica di sostenibilità, la progettazione dovrebbe garantire l’integrità (cioè prevenire l’obsolescenza del prodotto) e la possibilità di riciclare (cioè prevenire l’obsolescenza dei materiali).

Reuse

Il secondo concetto, Reuse (“riusare”), presuppone di utilizzare più volte i materiali e i prodotti nella loro forma originale, invece di gettarli via dopo uno o pochi utilizzi. 

Il riutilizzo è utile quando non è possibile ridurre, e impedisce che le risorse diventino rifiuti.

Rappresenta anche una delle prospettive più promettenti dell’economia circolare: apre infatti il mercato dei materiali e dei prodotti cosiddetti “second hand”, in grado spesso di competere con quelli nuovi e ridurre così la produzione.

Recycling

Il terzo passo è quello del riciclo. A differenza del riuso, il riciclo implica che i materiali, prima di essere riutilizzati per dare origine a nuovi prodotti, passino attraverso processi fisici e chimici che ne modificano la struttura originale.

Riciclare aiuta a ridurre l’utilizzo di nuove risorse e, come il riuso, fa sì che i vecchi materiali non entrino nel flusso dei rifiuti.

A seconda degli esiti, possiamo distinguere diversi livelli di riciclo:

  • riciclo primario o upcycling: converte gli scarti in prodotti con uguali o migliori caratteristiche;
  • riciclo secondario o downcycling: li trasforma in prodotti con una qualità più bassa;
  • riciclo terziario: scompone i prodotti in componenti per poterli riutilizzare;
  • riciclo quaternario: sfrutta i prodotti usati per produrre energia.

I vantaggi

I vantaggi di un modello di economia circolare sono tanti, in primo luogo per il nostro nostro pianeta.
Attualmente, la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2: la transizione verso l’economia circolare causerebbe una riduzione significativa di queste emissioni, con ripercussioni positive anche dal punto di vista economico. 

Non va dimenticato, infatti, che l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno, soltanto in Italia, di circa 60.000 morti premature e di moltissime malattie: questo determina un danno economico (stimato sulla base dei costi sanitari per malattie, cure, visite, giorni di lavoro persi, ecc.) che oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno nel nostro Paese, e tra 330 e 940 miliardi a livello europeo.

Il passaggio all’economia circolare aiuterebbe anche a ridurre l’inquinamento da plastica. Secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), a livello mondiale solo il 15% della plastica viene riciclata, il 25% è sottoposto a recupero energetico, e il restante 60% è destinato alla discarica. 

I vantaggi dell’economia circolare non sono limitati all’ambiente: anche le aziende, e il sistema economico in generale, possono trarne diretto beneficio.

Secondo il Parlamento europeo, infatti, misure come la prevenzione dei rifiuti, l’ecodesign e il riutilizzo dei materiali, consentirebbero alle imprese europee di ottenere un risparmio netto di 600 miliardi di euro, pari all’8% del fatturato annuo, riducendo contemporaneamente le emissioni totali di gas serra del 2-4%.

Si stima inoltre che, grazie all’economia circolare, in Europa potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.

I modelli 

Il modello di business descrive le logiche secondo cui un’organizzazione crea, distribuisce e raccoglie valore per un obiettivo di mercato e allo stesso tempo cattura da esso un valore adeguato per raggiungere gli obiettivi di redditività aziendali

Alcuni studiosi hanno individuato cinque modelli di business con i quali perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile e realizzare l’economia circolare. In questo contesto, il rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi è visto come un obiettivo complementare a quello della crescita economica.

I cinque modelli di business per l’economia circolare sono:

  • filiera circolare “fin dall’inizio”;
  • recupero e riciclo;
  • estensione della vita del prodotto;
  • piattaforma di condivisione;
  • prodotto come servizio.

Il primo presuppone l’accesso a materie prime rinnovabili, riciclabili o biodegradabili, come le energia rinnovabili, a materiali di natura biologica come prodotti biochimici e bioplastiche, perfettamente degradabili, e a risorse riciclabili come metalli e minerali, potenzialmente riciclabili e riutilizzabili all’infinito. Questo modello di business, attualmente, è ancora molto condizionato da tecnologie costose e limiti strutturali.

Il paradigma “recupero e riciclo” si basa sul recupero e riutilizzo di risorse presenti nei beni o servizi prodotti, e nei prodotti di scarto.

Il modello dell’estensione del ciclo di vita del prodotto mira sviluppare i prodotti in modo da farli durare a lungo, mettendo a disposizione aggiornamenti, servizi e parti di ricambio.

Strettamente legato al concetto di sharing economy, il modello della condivisione si basa sull’offerta di una piattaforma (per es. AirBnb) per mettere in contatto tra di loro i proprietari dei beni di consumo con altri utenti interessati a usarli.

Secondo il concetto “prodotto come servizio”, infine, le imprese mantengono la proprietà del prodotto e lo offrono ad uno o più utenti tramite affitto, noleggio, utilizzo pagato in base al consumo o altri tipi di accordi. Un esempio di questo tipo sono le piattaforme online che permettono di noleggiare musica, film e altro.