03 Nov Quali sono i principi dell’economia circolare?
In questo articolo approfondiremo i principi dell’economia circolare.
Secondo la definizione proposta dalla Ellen MacArthur Foundation nei primi anni duemila, l’economia circolare è “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola”.
In questo tipo di economia “i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.
Seguendo i principi dell’economia circolare, i rifiuti non esistono, e i prodotti sono destinati alla rivalorizzazione sin dalla fase di design e progettazione. I materiali biologici possono rientrare nel ciclo naturale attraverso il compostaggio o la digestiona anaerobica; i materiali tecnici (polimeri, leghe e altri materiali creati dagli esseri umani ) sono progettati per essere recuperati, rigenerati, riparati, rimodernati, con il minimo dispendio di energia e la massima conservazione del loro valore.
Come suggerisce anche la definizione che dell’economia circolare ha dato l’Europarlamento, tutto ciò “implica condivisione, prestito, riuso, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.”
Oltre alla trasformazione dei rifiuti in risorse, i principi che fondano l’economia circolare sono
- la diversità come forza;
- la fine dello spreco d’uso del prodotto;
- il pensiero sistemico.
La diversità è forza
Prendendo esempio dalla natura, l’economia circolare sfrutta la diversità come mezzo per costruire la forza.
In molti tipi di sistemi, la diversità è un elemento chiave della resilienza e della versatilità: negli ecosistemi, per esempio, la biodiversità è essenziale per sopravvivere ai cambiamenti ambientali.
Anche le economie hanno bisogno di versatilità ed elasticità, e di utilizzare diversi sistemi e prodotti con molte connessioni: questi infatti sono più resistenti agli shock esterni e ai mutamenti repentini, rispetto a sistemi e prodotti costruiti semplicemente per massimizzare l’efficienza.
Fine dello spreco d’uso del prodotto
In un contesto di economia circolare, si produce meno perché si sfrutta al massimo ciò che è già stato prodotto.
Gran parte della materia che trasformiamo in oggetti e prodotti finisce per non essere in uso per la maggior parte del suo ciclo di vita. Un esempio? La maggior parte delle automobili restano inutilizzate per circa il 90% del tempo, mentre le auto in car sharing sono utilizzate in media per il 40% del tempo.
L’economia circolare mette in atto processi di condivisione di prodotti e oggetti, sia informalmente sia attraverso la cosiddetta sharing economy, l’economia della condivisione.
Ciò che si rompe, inoltre, viene aggiustato e riconvertito, recuperando i pezzi.
Il pensiero sistemico
Uno dei più importanti principi dell’economia circolare è il pensiero sistemico, ovvero la capacità di capire come le cose si influenzano reciprocamente all’interno di un determinato contesto.
In natura, ne danno esempio tutti i sistemi viventi (ecosistemi) o aperti, come i sistemi meteorologici, le correnti degli oceani o le orbite dei pianeti: tutto è connesso, e non si può intervenire su una parte senza essere consapevoli delle ripercussioni sulle altre.
L’economia circolare utilizza ampiamente il pensiero sistematico perché è cruciale comprendere come tutte le parti del sistema interagiscono tra loro e all’interno del sistema stesso. Gli elementi che lo compongono sono considerati in relazione ai loro contesti ambientali e sociali.
Il pensiero sistematico è applicabile alla maggior parte dei sistemi del mondo reale: essi sono per loro natura non lineari, interdipendenti e ricchi di reazioni e risposte. Questi sistemi sono caratterizzati da condizioni di partenza imprecise che, combinate con le diverse reazioni e risposte, portano a conseguenze spesso inattese e a risultati non proporzionali agli input.
Sistemi di questo tipo, articolati e “viventi”, richiedono di essere affrontati con un pensiero sistemico, più flessibile e più adattabile alle circostanze in continuo mutamento ed evoluzione.